Laguna di Grado
Mostra personale
GRADO – Casa della Musica
Piazza Biagio Marin, 2
Orari mostra:
dal 28 luglio al 27 agosto 2023
ogni giorno dalle 18:30 alle 21:30
Inaugurazione: venerdì 28 luglio ore 21:00
Marino De Grassi
LA LAGUNA DI GRADO
La Casa della Musica, luogo che affonda le proprie radici, anche fisiche, nel cuore della “graisanità” è stata felicemente destinata a sede espositiva di qualità, pur contenuta nello spazio, ma certamente idonea a ospitare rassegne e mostre, storiche, artistiche e documentarie saldamente legate a Grado, cittadina ispiratrice
di artisti, scrittori e poeti di pennello, di penna, di bulino e pure “di muro”, secondo la felice espressione con cui Biagio Marin qualificò Julius Mayreder (Vienna, 1860-1911), ingegnere e architetto della Secessione viennese, progettista dell’albergo “Fortino”, splendido e magico edificio dei coniugi Auchentaller che ancor
oggi sta a fronte della Casa della Musica, ridotto però a contemporaneo condominio con vista di lusso. Lo stesso Josef Maria Auchentaller (Vienna, 1865-Grado, 1949), insigne esponente della Secessione viennese e fertile illustratore della rivista “Ver Sacrum”, è stato per ben due volte ospitato nella sede espositiva, concorrendo così ad accrescerne il prestigio. Sono convinto che tale concetto di sede prestigiosa venga e verrà condiviso dalla presente e dalle future Amministrazioni comunali, di qualsivoglia colore, perché costituisce un parametro fondamentale per operare proposte e scelte di qualità delle mostre, in un flusso fruttuoso e attento di artisti e di esposizioni storiche di vario genere. In questo luglio 2023 il protagonista è Dario Delpin (Versa di Romans, 1950), un friulano nato e vissuto nei territori dell’antica Contea di Gorizia, a cui Grado appartenne dopo la fine della Repubblica di Venezia (1797), con alcune variazioni determinate dalla meteora napoleonica, per saldarsi definitivamente ai domini asburgici dopo il Congresso di Vienna. Figlio quindi di queste terre, Dario Delpin è uomo e artista particolare e originale nella sua complessa semplicità, legata al suo mondo, ai suoi valori e ai suoi umori, sentiti e interpretati con piena padronanza del pennello ma pure delle varie tecniche incisorie, acquisite progressivamente nel tempo con esiti sorprendenti e di evidente valore, che concorrono a creare numerose opere a tecnica mista, una soluzione compositiva in cui Delpin si distingue. Grado entra con forza temperata ma inesauribile nel suo mondo, nei suoi temi e nei suoi soggetti. L’attrazione maggiore l’esercita la laguna, suggestivo e originale ambiente naturale, ancora oggi quasi incontaminato, e palcoscenico plurisecolare di un modo di vivere costellato dagli arnesi da lavoro, quali coguli, nasse, burceli, canere, nonché varie reti e piccole batele con particolari funzioni, di cui oggi restano pochi esemplari. Tutti questi oggetti, che Delpin raffigura con bravura e frequenza, erano gli strumenti che consentivano la vita produttiva nei casuni, le tipiche abitazioni lagunari costruite con legno, canne e derivati, nonché mattoni in prevalenza a pavimento. I casuni venivano costruiti sulle mote, piccole superfici di terra emerse, circondate da protezioni in pietrame vario.
Il cason, centro principale della vita in laguna, era così in grado di assicurare ai suoi abitanti, i casoneri, una sopravvivenza sufficiente dalla pesca, integrata dagli scambi con il basso Friuli (che davano proventi in beni e denaro) garantiti soprattutto dalle donne, protagoniste di quel mercato. Oggi la vita in laguna, così come veniva consumata sino ai primi anni Cinquanta del Novecento è, di fatto, scomparsa nel suo ritmo ordinario e quotidiano, ma ne sono rimaste tracce e segni forti e simbolici. Oltre alla passione e all’impegno amatoriale di tanti gradesi, che curano con attenzione e amore i casuni, vi è l’associazione “Graisani de palù”, attenta a conservare e valorizzare la tradizione della vita lagunare. Delpin ha visto e interpretato il microcosmo lagunare con la serena coscienza di misurarsi con un mondo conosciuto, assai particolare eppur diverso da quello del Friuli Orientale in cui è nato e si è formato, nei territori della bella campagna friulana tra il Torre e l’Isonzo, nell’antica Contea di Gorizia, a Versa, nel comune di Romans d’Isonzo.
Di Delpin convince la genuinità dell’ispirazione unita a una padronanza degli strumenti espressivi, cresciuta anche grazie ad alcuni importanti personaggi della sua vita che sono stati preziosi punti di riferimento e che fanno di lui, in qualche misura, un assai indipendente figlio d’arte. Il primo è suo padre, Francesco Luigi (Versa, 1919-2008), che fu fine acquerellista ma pure personaggio eclettico, formatosi alla Reale Scuola d’Arte di Mariano e Gradisca, da cui uscì con il titolo di “Artiere specializzato nella lavorazione del legno” per poi diventare protagonista di una vita dinamica nel mondo dell’arte, del design e dell’illustrazione del libro tra Roma, Monfalcone e il suo mondo natale.
L’altra figura di peso nella formazione di Delpin è Paride Castellan (Gradisca d’Isonzo, 1911-Firenze, 1988), che si formò e fu a lungo attivo in Toscana, ove fu a contatto con la scuola di Giovanni Fattori. Delpin considera Castellan il suo maestro di pittura, sempre prodigo di consigli e osservazioni.
C’è infine una terza figura, quasi occasionale, che con la sua statura intellettuale salda e domina l’interesse di Delpin per Grado e la sua laguna, il poeta Biagio Marin, che onorò con un suo scritto la cartella di incisioni, “Laguna”, presentata all’hotel Adria di Grado nel 1983, che viene esposta in mostra in edizione originale.
Concludo questo mio conciso intervento con una citazione critica di Eugenio Manzato, tratta dall’introduzione al catalogo della mostra Dario Delpin. Visioni friulane, Treviso, Fondazione Benetton Studi e Ricerche, 2017: “Anche i soggetti di laguna rientrano in una dimensione di memoria: tra acque e barene le batele – le tipiche barche a fondo piatto adatte ai bassi fondali – abbandonate al degrado e al disfacimento, i pontili diruti, reti aggrovigliate restituiscono vite e mestieri; i colori lunari dei dipinti sfociano talora in veri e propri notturni, non cupi tuttavia bensì vibranti di segni luminosi; e il tratto austero ed essenziale delle incisioni dà vita a composizioni dal fascino struggente.”